Marco Cammelli, Regioni, anniversari e sfide del prossimo futuro

1. Mezzo secolo dall’avvio delle regioni a statuto ordinario, vent’anni dalla riforma del titolo V: le ricorrenze possono essere occasioni utili, ma dipende dall’uso che se ne fa. Nel febbraio 2021, anno secondo della pandemia e a poche settimane dell’avvio del Next Generation EU, è importante concentrarci su quello che ci aspetta oltre che sul bilancio di quanto avvenuto.
Bilancio peraltro problematico. A parte che è assai dubbio che si possa parlare di “regioni” in modo indeterminato, perché le differenze del loro operare e delle realtà su cui insistono sono così marcate da emergere vistosamente dall’esame dei passaggi decisionali più significativi di ogni politica di settore anche senza entrare sul terreno della valutazione della loro resa. Analisi complessa, che comunque richiede dati non sempre disponibili o completi ma che nei pochi punti emergenti, come nella sanità (pre-Covid-19) per l’abnorme numero (nove regioni, nel 2020) dei bilanci sottoposti ai c.d.“piani di rientro” o nella scuola per i dati Invalsi relativi ai livelli di apprendimento, lascia trasparire differenze preoccupanti e con tendenza all’aumento.

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