Riccardo Ursi, La sicurezza nelle città: dallo spazio difendibile a Tecnopolis

Sommario:

1. La sicurezza urbana come cifra del modello dello Stato preventivo.
2. Il paradigma della prevenzione situazionale della sicurezza integrata.
3. La sicurezza urbana attraverso la regolazione e la gestione degli spazi pubblici.
4. Il “Panopticon” urbano: la prevenzione attraverso l’osservazione. 
5. Le
smart cities e i nuovi orizzonti (preoccupanti) della sorveglianza securitaria.

Abstract

The crisis of the welfare state has contributed to the transformation of the role of the city. The latter evolved from a traditional place of reception and socio-economic development to a place where collective fears are perceived, due to a continuous and unstoppable resurgence of crime, deviance, inequality and social segregation. 
Therefore, the city has become the privileged place to experiment with the tools of preventive intervention. A new role for municipal and regional actors, that have never had direct powers and responsibilities in preventing and combating crime, started to be imagined. 
The participation of citizens, rather than a new vision of the management of the commons, has also resulted in a kind of externalization of preventive control, which has sometimes been referred to as proximity security, subsidiary, neighborhood control, and others. However, these attitudes have often revealed a delinquent rather than a welfare or community-based soul. 
Finally, the preventive paradigm, which is still the figurehead of public safety policies in cities, is now almost exclusively relegated to overt forms of punitive administrative law based on eminently situational interventions. 

La crisi dello Stato sociale ha contribuito alla trasformazione del ruolo della città che, da tradizionale luogo di accoglienza e di sviluppo socioeconomico, è divenuta il luogo della percezione delle paure collettive a causa di una continua ed inarrestabile recrudescenza di criminalità, devianza, disuguaglianza e segregazione sociale. Pertanto, la città è diventata il luogo privilegiato per sperimentare gli strumenti dell’intervento preventivo, giungendo a riconoscere un nuovo ruolo per i soggetti istituzionali (comuni e regioni) che non hanno mai avuto competenze e responsabilità dirette nella prevenzione e nel contrasto della criminalità. Anche la partecipazione dei cittadini, piuttosto che in una nuova visione della gestione dei beni comuni, è sfociata in una sorta di esternalizzazione del controllo preventivo, declinato, di volta in volta, come sicurezza di prossimità, sussidiaria, controllo di vicinato ecc., che spesso ha rivelato un’anima di tipo delatorio e non di tipo assistenziale o comunitario. In definitiva, il paradigma preventivo, che ancora costituisce la cifra delle politiche sulla sicurezza pubblica nelle città, si declina oggi, in maniera pressoché prevalente, in forme palesi di diritto amministrativo punitivo basate su interventi eminentemente situazionali.

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