1. Negli enunciati programmatici dell’attuale governo, la scuola sembra
aver recuperato una posizione di centralità. Tale intento, peraltro, non pare,
sin qui, trovare conferma nei fatti. È certamente ripreso, tuttavia, il dibattito
sul futuro della scuola e, in particolare, si discorre dei modi di reclutamento
degli insegnanti e della necessità di tornare a valorizzare in modo consistente
lo status di docente.
Quest’ultimo tema investe anche il trattamento economico, ma sarebbe semplicistico ridurre a questo. Vi sono paesi del Nord Europa, in particolare quelli scandinavi, nei quali gli insegnanti prendono pressappoco il
medesimo stipendio italiano: eppure il lavoro dell’insegnante, in quei paesi, è
tra i più ambiti a livello sociale. Da noi si fa invece fatica a trovare insegnanti
qualificati da assumere, soprattutto nelle materie vicine alle scienze esatte.
Ciò accade da noi anche perché lo status sociale dell’insegnante è fortemente depresso.
Ovviamente, il tema è complesso e l’approccio allo stesso è necessariamente interdisciplinare.
Sul versante giuridico, uno dei modi per affrontarlo può consistere
nel guardare ad esso dal versante organizzativo e, in particolare, da quello
dell’autonomia nel sistema di istruzione: l’autonomia dell’istituzione scolastica, da un lato; l’autonomia differenziata in materia di istruzione, dall’altro.